Il libro della pesca in mare
La canna all’inglese, di base più potente della classica bolognese, consente una pesca a maggior distanza dalla riva, e le più potenti, in grado di lanciare galleggianti in parte piombati di una portata fino a 30 grammi, consente di posizionare le nostre esche fino a 40/60 metri, al punto che il filo in bobina del 14 o del 16, dovrà essere corredato di un adeguato parastrappi dello 0.25, mutuato dalla pesca a fondo dalla spiaggia.
In Italia sono molte le aziende che producono canne da riva di ottima fattura da ricordare Maver, Triana, Tubertini, Trabucco, Milo. Tra le non italiana citiamo l’ottima produzione della Daiwa, la Mitchell, la Shimano. Di principio sappiate che canne troppo economiche, spesso non durano l’arco di una stagione e che spendere qualche soldo in più per un attrezzo di sicuro affidamento è spesso l’unico modo per risparmiare.
Capitolo 4- LE CANNE
LE CANNE DA SURF
Arriviamo ad una delle discipline di più recente diffusione e che forse solo da poco è entrata in una fase di maturazione. Da un surf casting elaborato per aspiranti Rambo, fatto di condizioni meteo durissime, di zavorre ben oltre i 150 grammi e di prede spesso solo agognate ma presenti in modo massiccio solo in alcune ben delimitate zone, si è passati ad una definizione del surf casting che abbraccia un po’ tutte le tecniche a fondo praticabili dalla spiaggia ed il concetto, a personale parere, è ancor più da estendere.
Quindi la produzione delle canne da surf casting varia da attrezzi in grado di lanciare poche decine di grammi, generalmente si parte dai 50 grammi, fino a canne in grado di scagliare a buone distanze piombature da oltre 2 etti. Sulla questione dei materiali poco cambia rispetto a quanto già detto per le canne dedicate alla pesca da riva. Carbonio e basta.
Il fenolico lasciamolo al pescatore non convinto, al ragazzino alle prime armi; non è solo una questione di peso dei materiali ma proprio di azione e nessuna canna in fenolico sarà in grado di eguagliare l’azione di una mediocre canna da surf in carbonio.
Resta qualche limitatissima nicchia di mercato del fenolico riservato probabilmente alle sole circostanze di pesca oceanica a grossi predatori ed in qualche centro di pesca Africano è ancora in voga forse una sola canna in fibra di vetro ovvero la Mariner Strong della Mitchell che ha fatto un po’ la storia della specialità.
Le canne da spiaggia, estremizzando un po’ il concetto, potrebbero essere considerate delle bolognesi molto potenti; la richiesta di mercato vede una produzione di canne nelle misure tra i 3 metri e sessanta ed i 5 metri. La gran parte della produzione, il segmento più consistente, vede commercializzate canne tra i 4 ed i 4,5 metri. Canne telescopiche in gran parte, in un numero vario di sezioni che parte dalle tre fino ad andare oltre le 5 sebbene il target più diffuso vede canne in 4 o 5 sezioni. Esiste poi una produzione di attrezzi in tre sezioni ad innesto da non confondere con le due pezzi, che pur essendo canne da spiaggia, applicano il concetto costruttivo di origine anglosassone della ripartizione di sezione che meglio vedremo tra poco.
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